mercoledì 24 marzo 2010

La giustizia dell'amore


E' un'imitazione dell'amore quando si cerca di offuscare con l'elemosina quello che bisogna fare con la giustizia

Il 24 marzo 1980, 30 anni fa, mentre stava celebrando la Messa nella cappella dell'ospedale della Divina Provvidenza, Monsignor Oscar Romero, arcivescovo di El Salvador, venne ucciso mentre elevava l'ostia della comunione da un sicario appartenente ad uno squadrone della morte agli ordini del maggiore Roberto D’Aubuisson, leader del partito di estrema destra Arena.
Fino alla sua nomina a Vescovo, Romero fu considerato rappresente del lato conservatore della Chiesa sudamericana, fedele alla tradizione romana e timoroso di aprirsi al fermento che veniva dalla teologia della liberazione e dai movimenti di base. Questo gli aveva fatto guadagnare la stima dell'oligarchia del suo Paese, e gli spiano' la strada al soglio vescovile mentre nel paese si susseguono colpi di stato che lasciano il potere nelle mani dell'oligarchia e dei militari. Nell'ottobre 1974 viene nominato vescovo della diocesi di Santiago de Maria, in una delle zone piu' povere del paese. Il contesto politico e sociale è caratterizzato soprattutto dalla repressione contro i contadini organizzati, e il contatto con la vita reale della popolazione, stremata dalla povertà e oppressa dalla feroce repressione militare che voleva mantenere la classe più povera soggetta allo sfruttamento dei latifondisti locali, provocano in lui una profonda conversione, sia nelle convinzioni teologiche che nelle scelte pastorali. I fatti di sangue sempre più frequenti che colpiscono persone e collaboratori a lui cari, lo spingono alla denuncia delle situazioni di violenza che contraddistinguono il paese.
La nomina ad arcivescovo di San Salvador, il 3 febbraio 1977, lo trova ormai pienamente schierato dalla parte dei poveri, e in aperto contrasto con le stesse famiglie che lo sostenevano e che auspicavano in lui un difensore dello status quo politico ed economico: “Quando do ai poveri da mangiare, dicono che sono un bravo vescovo. Se chiedo perché i poveri non hanno da mangiare dicono che sono un comunista”. Lo stesso giorno della sua elezione l’esercito spara su cinquantamila persone riunite in piazza per protestare contro dei brogli elettorali. Un centinaio di persone che si erano rifugiate nella chiesa del Rosario muoiono soffocate dai lacrimogeni lanciati dai militari. L'episodio della morte di p. Rutilio Grande, gesuita e parroco di aguilara, centro agricolo poverissimo, assassinato appena un mese dopo il suo ingresso in diocesi, diventa l'evento che apre pienamente la sua azione di denuncia profetica, che porterà la chiesa salvadoregna a pagare un pesante tributo di sangue. L'esercito, guidato dal partito allora al potere, arriva anche a profanare ed occupare le chiese, come ad Aguilares, dove vengono sterminati più di 200 fedeli lì presenti. Le sue catechesi, le sue omelie, trasmesse dalla radio diocesana, vengono ascoltate anche all'estero, facendo conoscere a moltissimi la situazione di degrado che la guerra civile stava compiendo nel Paese. Nel febbraio 1980 compie un viaggio in Europa per ritirare alcuni riconoscimenti, e incontra Giovanni Paolo II per comunicargli le proprie preoccupazioni di fronte alla terribile situazione che il suo paese sta attraversando. Nel discorso all'Universita' di Lovanio diove ritira una laurea Honoris Causa ricorda: "Negli ultimi tre anni, la chiesa di El Salvador è stata perseguitata. È importante chiederci perché. Notate: non è stato perseguitato un sacerdote qualsiasi, né attaccata una qualunque istituzione; si è perseguitato e attaccato quella parte di chiesa che si è posta al fianco del popolo povero e ne ha preso le difese. La persecuzione è la conseguenza di questa scelta di assumere il destino dei poveri. La vera persecuzione è diretta contro il popolo povero, che oggi è il Corpo di Cristo nella storia. Popolo crocefisso come Cristo, perseguitato come il Servo di Jahvè. I poveri completano nel proprio corpo ciò che manca alla Passione di Cristo. Quando la chiesa si organizza e si riunisce attorno alle speranze e alle angosce dei poveri, essa subisce la stessa sorte di Cristo e dei poveri: la persecuzione". Poche settimane dopo l’ultima omelia gli costò la vita: aveva invitato i soldati all’obiezione di coscienza di fronte alle direttive di uccidere contadini e sacerdoti, padri gesuiti e sindacalisti, perché accusati di essere «comunisti» a causa della richiesta di equità economica e sociale: "in nome di Dio, in nome di questo popolo sofferente, i cui lamenti salgono al cielo ogni giorno più tumultuosi, vi supplico, vi chiedo, vi ordino, in nome di Dio: cessi la repressione!".
Da quell’ultima messa sono trascorsi trent’anni, durante i quali sono stati nominati 456 santi e 1288 beati ma non Monsignor Romero, la cui causa di beatificazione e' aperta dal 1997. D’Aubuisson, mandante dell'assassinio e impunito per i suoi crimini, nel 1984 ricevette a Washington prima di morire di cancro un’onorificenza da parte di alcune organizzazioni conservatrici per il suo “contributo alla lotta contro il comunismo e per la libertà”.

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