giovedì 19 giugno 2008

Priorita'


Ricevo dalla mailing list del circolo PD Monaco di Baviera una bella e articolata risposta di Davide a una precedente lettera condivisibilissima, piena di rabbia per le scelte dello schieramento a noi avverso di far prevalere l'interesse di pochi al bene del paese. Mi sembra che la risposta prenda spunto da un punto di vista diverso, pur tutta via anch'esso totalmente condivisibile, e che probabilmente perdiamo continuamente di vista. La ripropongo qua, che mi ha fatto pensare.

[...] Apprezzo molto il Suo livore nel ricordare i rospi ingoiati dagli elettori dello scorso governo per questioni come l'indulto (non lo voleva nessuno, a parte il parlamento) e la legge sul conflitto di interessi (la volevano tutti, a parte il parlamento).
Credo però che, a parte queste alte questioni, il problema di un partito riformatore moderato come si propone di essere il PD e ancora di più di una sezione estera di questo partito sia quello di ritrovare il contatto con la gente. Cioè di iniziare ad affrontare in modo non ideologico, ma assolutamente pragmatico, quelli che sono i veri problemi degli italiani.
Mi sembra ingenuo credere a chi dice che gli italiani non hanno ancora capito chi sia veramente il nostro attuale presidente del consiglio. Io credo che lo sappiano benissimo, lo hanno capito tutti. Il problema è che, pur sapendolo benissimo, per la terza volta hanno deciso con schiacciante maggioranza che quella persona era meglio (o meno peggio) di tutti gli altri.
All'operaio che dopo una vita di sacrifici per pagare il mutuo si trova in mano un appartamento che ha perso metà del suo valore perché è in una zona ghettizzata dagli immigrati, interessa poco il lodo Schifani.
A chi, emigrato qui da noi, si trova ad aspettare settimane votandosi a tutti i santi per ottenere il gesto benevolo di un operatore della questura del suo paese d'origine e ottenere dal consolato il rinnovo del passaporto, interessa poco del decreto salva Rete 4.
A chi, onesto cittadino, lo Stato fa aspettare cinque anni per la restituzione delle tasse pagate in eccesso, interessa poco se l'Italia entrerà nel 5+1 o uscirà dall' 8-2 o dal 27:12 o da qualsiasi altra formula matematica.

A chi deve accettare le lune storte dei luminari accademici italiani per portarsi a casa uno straccio di carta con su scritto "diploma di laurea" interessa poco la grazia alla Franzoni o la ricusazione del processo legato all'avvocato Mills.

A chi, figlio di emigrati, dall'anno prossimo dovrà rinunciare ai corsi di italiano perché i finanziamenti sono stati cancellati, interessa poco la discussione se sia giusto o meno un governo ombra.

Queste persone cercano da anni risposte a bisogni concreti. Esse non capiscono perché per tanti politici a cui hanno dato il voto è così importante una manifestazione contro l'allargamento di una base americana e lo è molto meno una riforma seria del mercato del lavoro, che eviti ai propri figli la mutilazione della dignità umana a cui è sottoposto chi, a 35 anni, ancora non può permettersi di vivere da solo. Si chiede perché i propri figli non trovano posto all'asilo e perché bisogna spendere 700 euro ogni anno per i libri della scuola, se l'istruzione è un diritto. Si chiede perché la macchina è diventata un bene di lusso, perché ha paura ad uscire di sera, perché deve pagare tre euro al posteggiatore abusivo, perché questo mese sarà più difficile di quello passato, ma più facile di quello a venire, far mangiare tutta la famiglia. Si chiede perché una tac dura 8 mesi. Si chiede perché deve essere normale che il suo treno arrivi mezz'ora di ritardo. E sia sporco. Si chiede perché a casa sua non ci arriva la DSL. Si chiede perché si sente derubato ogni volta che ha a che fare con una banca o un'assicurazione.

Queste persone non credono più che le risposte gli possano arrivare dallo Stato. Queste persone votano quindi per chi promette che si farà gli affari suoi e pensano: che si faccia i suoi e mi lasci fare i miei. Vivi e lascia vivere e aiutati, che poi il ciel ti aiuta.

Io dico sinceramente che se il governo precedente avesse risolto un decimo dei problemi elencati sopra, avrei preso a cuor leggero anche l'indulto e il disinteresse sul conflitto d'interessi (che pur, non mi si fraintenda, gridano vendetta).

Fino a quando un partito popolare come vuole essere il PD non si mette a lavorare su questa agenda politica, credo che il cammino da una Waterloo alla prossima sia segnato.
La gente deve recuperare la sensazione che esiste qualcuno che fa politica PER loro e non sopra le loro teste in un mondo parallelo o, peggio, contro di loro (vedi aumenti delle tasse). Io credo che il modo migliore sia quello di tornare a parlare con la gente, o meglio, per un po', di tornare ad ascoltare la gente. Ascoltare, tacere e meditare. La politica è l'arte della risoluzione dei problemi della comunità, per questo contiene quella bellissima radice (polis). Mi sembra quindi che ci sia bisogno di più attenzione nel quotidiano, sul territorio in cui operiamo, non per fare nuovi proseliti (quelli arriveranno, se si lavora bene), ma per tornare ad essere al servizio di chi è sovrano: il popolo che ha le facce e le storie di chi incontriamo ogni giorno per strada.

Cordialmente, Davide

1 commento:

BC. Bruno Carioli ha detto...

Un punto di vista sicuramente stimolante.
Non mi pare, che anche nel Paese, il PD stia parlando di questo o di qualcos'altro.
Baruffano al centro ed in periferia sui posti.
Una guerra di posizione interna senza legami o quasi con la realtà.