Storie di insicurezza
Continua l'Emergenza Nazionale. Ecco solo un paio di storie di ordinaria emergenza immigrazione.
Dal Manifesto:
Si aggrava la posizione di Mario Costa, l'imprenditore agricolo che il 27 giugno scorso lasciò morire nel campo dove lavorava alla raccolta di meloni e angurie Vijay Kumar, bracciante indiano di 44 anni. Morto di fatica sotto il sole cocente della campagna di Viadana. La Procura di Mantova ha mutato il capo di imputazione da omicidio colposo a omicidio volontario, che si aggiunge all'accusa di omissione di soccorso. Questa brutta storia di sfruttamento e caporalato è venuta alla luce solo venerdì. Costa diede ordine ai colleghi di Vijay, lavoratori in nero e per lo più clandestini come lui, di spostare il corpo del bracciante in un altro luogo. Probabilmente per paura di una multa. In questo modo l'avrebbe ucciso: Kumar sarebbe stato lasciato agonizzare per quasi due ore prima di ricevere i soccorsi, ormai inutili. Ora, nel registro degli indagati viene iscritta anche la moglie di Costa, C.A. di 43 anni. La Procura, ritendola in qualche modo coinvolta nello spostamento dell'extracomunitario, l'ha denunciata a piede libero per gli stessi reati del marito. L'autopsia sulla salma dell'indiano è prevista per il 15 luglio.
Dal Corriere:
Sembrava un suicidio, o un terribile incidente. Ma era un omicidio volontario. Adrian Kosmin, il romeno di 28 anni trovato morto carbonizzato a bordo della sua Rover 25 la notte tra venerdì e sabato in una strada secondaria di Cavaion, nel Veronese, poco distante dalla A22, è stato massacrato dai suoi datori di lavoro per 900 mila euro: tanto valeva il premio dell'assicurazione sulla vita che gli avevano fatto stipulare. In manette sono finiti Valerio Tancredi Volpe e la sua convivente Cristina Nervo. È stata la donna a cedere lunedì davanti al pm Giulia Labia e a raccontare come si sarebbero svolti i fatti. La coppia avrebbe dato appuntamento a Kosmin, che lavorava come autotrasportatore per Volpe, in casa propria. Qui avrebbe sedato l'uomo con alcuni farmaci, lo avrebbe colpito e infine bruciato. Dopo, sarebbe seguita la messa in scena dentro l'automobile, abbandonata nelle campagne di Affi. Secondo l'accusa, il movente sarebbe stato il premio dell'assicurazione fatta stipulare con un preciso intento al romeno. «È meglio farla nel caso in cui ti succeda qualcosa sul lavoro», avrebbero spiegato l'uomo e la donna a Kosmin. La beneficiaria, in quel caso, sarebbe risultata proprio Cristina Nervo, futura titolare della ditta. Adrian si trovava in Italia da un paio d'anni. Viveva alle Golosine. Mai avuto problemi con la giustizia, regolare, nessun «giro» pericoloso, Kosmin non era stato ancora regolarmente assunto. Quando il suo corpo è stato trovato nell'auto, si era pensato a un incidente, alla tappezzeria dell'auto che aveva preso fuoco all'improvviso.
Invece un romeno si puo' uccidere per 900 euro: emergenza nazionale.
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