Speranza in Bolivia
Ce l'ha fatta. L'indio Evo Morales non solo e' stato riconfermato presidente della Bolivia, ma guadagna il 10% di consensi ottenendo un clamoroso 63% nel referendum confermativo, prima voluto e poi osteggiato dall'opposizione filo-latifondista. Nonostante i titoli dei giornali italiani titolino "una vittoria a meta'", oltre alla straordinaria affermazione personale anche un terzo dei prefetti oppositori hanno perso e siano stati revocati. Le dieci cariche più importanti del paese (presidente, vicepresidente e otto dei nove governatori) si erano infatti sottoposti Domenica ad un referendum popolare per confermare o meno il loro incarico. L'opposizione in mano all'oligarchia latifondista supportata dagli USA aveva inizialmente chiesto il referendum per impedire che la nuova Costituzione entrasse in vigore, sancendo con decisione la rotta della nuova Bolivia nella direzione della ridistrubizione e dell'equita' sociale. Certo del sostegno della sua gente, il Presidente ha pero' raccolto la sfida, gettando nel caos l'opposizione che per mesi si e' quindi opposta in ogni modo al referendum che aveva essa stessa chiesto. Per cui Domenica era in gioco non solo il mandato del presidente, ma anche il cambiamento in atto nella nuova Bolivia: un cambiamento non solo nelle parole, ma anche nei fatti, come la distrubuzione a beneficio dei ciottadini dei proventi della nazionalizzazione degli idrocarburi. In questa intervista a Gennaro Carotenuto, Morales illustra i successi ma anche le difficolta' del primo governo indio nella storia del paese. Che da 30 mesi governa con tutti i media del paese contro, con l’Ambasciata degli Stati Uniti che ha investito 124 milioni di dollari per destabilizzare il governo, e con un’opposizione eversiva e razzista che considera intollerabile che un indio governi il paese. Gli hanno impedito di fare campagna elettorale, minacciato costantemente di morte e perfino solo di entrare in alcune regioni del paese. Ma Evo ce l'ha fatta, anzi ha aumentato clamorosamente il suo consenso, tendendo poi addirittura una mano ai governatori ribelli dicendo subito dopo i risultati che l'autonomia si puo' fare, "se e' per il bene del popolo" e rispettera' la nuova Costituzione. Per tutta risposta uno dei governatori indipendentisti sconfitti si rifiuta di riconoscere il risultato e apre una crisi potenzialmente violenta per la propria rimozione, mentre uno dei confermati prepara un corpo di polizia autonomo imperniato su bande neofasciste e intima al governo di non fare alcun passo per far entrare in vigore la nuova Costituzione. Continua dunque, ma tra mille difficolta' e con un golpe strisciante supportato dagli USA, la sfida di restiture la Bolivia e le sue risorse al popolo boliviano, con un proprio modello di sviluppo diverso da quello capitalista. Continua in un paese dove si sta conducendo una battaglia senza quartiere all’analfabetismo, e dove, con l’aiuto dei medici cubani e l’appoggio del Venezuela, sono oggi garantite ai piu' poveri 15 milioni di prestazioni sanitarie gratuite l’anno (ad esempio, 250.000 persone hanno riacquistato la vista con operazioni a volte semplici e gratuite come quella di cataratta, mentre prima erano semplicemente condannate alla cecita' perche' non in grado di pagare). Un paese che e' pienamente parte di un processo emancipatore sempre piu' forte, quello dell’integrazione latinoamericana in cui per primo ha creduto il presidente venuezuelano Chavez, poi appoggiato oltre che da Morales anche dall'argentina Fernandez e dal brasiliano Lula, in cui l'autonomia economica e culturale, e lo sviluppo democratico ed ecosostenibile del continente sudamericano, sono alla base della riduzione radicale della drammatica esclusione sociale che in questi paesi e' il segno indistinguibile delle politiche post-coloniali e neoliberiste. Che hanno visto nel continente soltanto un immensa risorsa di materie prime e di forza lavoro destinata alla poverta', perche' nella visione dei sommersi e dei salvati per loro non c'e' spazio alla mensa del ricco occidente. E che invece stanno, con fatica, mostrando a chi voleva schiacciarli che un altro sviluppo e' possibile.
2 commenti:
Complimenti per il post.
Fa sempre piacere leggere di qualcuno che si interessa della Bolivia e riesce ad andare oltre nell'analisi.
Grazie, e viva bolivia!
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