mercoledì 19 novembre 2008

Il colmo della beffa


Lucia e' un'amica etologa, che studia delle bestioline che vivono sulle spiagge. Da diversi anni si barcamena con assegni di ricerca all'Universita' di Firenze, e collabora con Universita' in Spagna, Uruguay, Polonia, Francia, Germania. Nell’ambito di progetti europei di cui il Dipartimento di Biologia Evoluzionistica di Firenze è stato coordinatore, ha collaborato con Università e Istituti di Egitto, Marocco, Tunisia. Il colmo dei colmi e' che adesso lavora a Firenze con dei fondi che vengono direttamente da un'Universita' marocchina, perche' in Italia i soldi per la sua ricerca sono finiti. "Per adesso", mi scrive, "non ho intenzione di trasferirmi in un altro paese, ma questa è una scelta che vedo sempre più come un lusso, e non so per quanto potrò ancora permettermelo. L’ecologia, oggetto del mio studio, ha tempi lunghi che spesso non si accordano con le durate brevi dei contratti". In realta' anche con molto altro. Ecco la sua storia e quella dei fondi che vengono dal Marocco. Siamo ormai nel quarto mondo.

L’ultimo progetto a cui ho partecipato, e che mi ha permesso di svolgere due anni come assegnista di ricerca presso l’Università di Firenze, si chiama WADI ed è stato finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del VI Programma quadro. Si concluderà in Dicembre 2008 e, da contratto con la UE, le somme previste nel progetto e non spese vanno restituite al finanziatore. Una quota (pari al 20%) del budget totale di ogni partner del progetto rimane, come overhead, spendibile per la disseminazione degli output del progetto (infatti spesso il materiale di disseminazione, come ad esempio le pubblicazioni, arriva con ritardo rispetto al periodo in cui si fa lo studio). La gestione di questo denaro spetta al coordinatore (rettore delle università, o dean degli istituti di ricerca) delle istituzioni partner che può decidere se affidarlo all’amministrazione del partner coordinatore (in questo caso, l’Università di Firenze). Ciò che è successo quindi è stato che le università marocchine Mohammed V di Rabat e Abdelmalek Esaadi di Tétouan hanno affidato all’Università di Firenze l’amministrazione del denaro restante. Questo ha fornito la liquidità necessaria per il rinnovo di due assegni di ricerca, uno dei quali è il mio (nota tecnica: per ragioni amministrative, la liquidità deve essere presente in Dicembre per permettere lo stanziamento dei rinnovi degli assegni di ricerca in Marzo…anche se l’Università di Firenze avesse altri fondi stanziati, o i propri overhead previsti, ma non liquidità, niente rinnovo degli assegni). In questo quadro, le cose che emergono a mio parere sono: 1) trattandosi di un progetto finanziato dall’Unione Europea, le baronie locali e gli scambi di favori non arrivano ad influire. Inoltre la gestione dei fondi europei è sottoposta a controllo molto rigido, per cui l’Università non ha modo di arricchirsi (è stato prelevato solo l’1.5% come contributo alla biblioteca). Trattandosi di un progetto, ha comunque un termine, e quindi non è questa la soluzione alla mia condizione di precariato…fare un progetto mi porta esperienza e consolida le mie capacità progettuali, ma il fatto che queste vengano utilizzate a beneficio dell’Università italiana mi sembra che sia messo seriamente in discussione dal nostro Governo. 2) le università e i professori marocchini con cui ho collaborato hanno dimostrato un’apertura mentale e una visione a lungo termine che sembra mancare del tutto nel decreto di riforma della scuola e dell’università attualmente proposto in Italia: hanno mobilizzato fondi perché vadano in un progetto di ricerca comune e hanno collaborato a livello internazionale nonostante la carenza di infrastrutture. Per concludere, l’Università Abdelmalek Esaadi ha pubblicato un libro di educazione ambientale destinato alle scuole elementari marocchine, che sarà distribuito, appunto, utilizzando gli overhead. Questo significa, per un ricercatore e per la sua istituzione, dedicare energie e tempo e denaro ad attività che non vanno ad aumentare il prestigio accademico ma investono a lungo termine nell’educazione delle nuove generazioni. Esattamente il contrario di quanto previsto dal nostro decreto.
So che questa esperienza è abbastanza al di fuori del contesto, purtroppo frequente, del ricercatore costretto ad emigrare (se non altro, non ancora), ma a mio parere fornisce dei buoni spunti di riflessione sulla capacità di investire nello sviluppo futuro.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

L'ho gia' scritto e lo ripeto: questa storia e' fantastica.
Avendo ulteriori dettagli assume anche un tono grottesco, la corrosione del prestigio italiano sembra inarrestabile.

beffatotale ha detto...

Alla fine noi ci siamo giocati il passaggio a Anno Zero, ma la Lucia dovrebbe essere citata. Mi merito comunque il pulitzer per aver scovato la storia!

Anonimo ha detto...

come giocato il passaggio?!
editto bulgaro di berlusconi?
il solito colpo basso di d'alema?

beffatotale ha detto...

No volevano una donna, e le nostre non avevano fissato il parrucchiere...

Anonimo ha detto...

macche'!
non c'entra nulla il parrucchiere... poi ho visto Anno Zero ed e' stato meglio NON andare...
Marcy

Anonimo ha detto...

Non sai quanto l'ho pensato io...vedendo in che mani siamo, sarei andata all'estero direttamente uscita direttamente dalla redazione.
Lucia

beffatotale ha detto...

Beh, c'e' da dire che avremmo fatto un'OTTIMA figura...