giovedì 20 novembre 2008

Silenzio


Politici, parlamentari, associazioni di difesa della vita, esponenti della gerarchia ecclesiastica parlano ora di “condanna a morte”, ora di “assassinio”. Addirittura c'e' chi allude che un padre stanco possa finalmente “togliere di mezzo” il problema che gli ha stravolto la vita. Anche oggi si dibatte se interrompere l'alimentazione forzata sia o meno eutanasia. Dall'altra parte sento chi esulta al grido "finalmente libera", come se ci fosse qualcosa per cui festeggiare, o qualcuno che ha vinto. Resto esterrefatto verso tutto il carico di violenza verbale e di strumentalità cieca che porta ad usare per mesi e per anni lo strazio di altri per difendere le proprie convinzioni, o forse soltanto le proprie posizioni in trincea. Resto disorientato davanti ai rappresentanti della Chiesa del "non giudicare" che ancora una volta perdono l'occasione di provare ad ascoltare e capire invece di condannare senza appello. Quello che pensavo del caso di Eluana l'ho scritto qui ormai diverso tempo fa, e penso sia una delle migliori cose che ho scritto qua sopra. Ora invece credo solo sia il momento di tacere. Di stare vicino a un padre e di una famiglia che si sono trovati di fronte a una scelta terribile, che spero nessuno di coloro che grida da una parte e dall'altra debba mai affrontare. E dopo mettersi seduti e produrre finalmente una legge decente sul testamento biologico.

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