Democratica e Fondata sul lavoro
Articolo di Ernesto Maria Ruffini sull'Unita' di oggi (via Metilparaben):
Dice Brunetta «Stabilire che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla». Dispiace che un Ministro della Repubblica, ma prima ancora un nostro concittadino, non sia riuscito a comprendere il significato e l’importanza dell’art. 1 della Costituzione. Proviamo ad aiutarlo, allora, magari con le parole dei nostri Padri costituenti. L’inizio della Costituzione rappresenta il nostro biglietto da visita: l’Italia sarebbe stata una Repubblica e non più una monarchia, una democrazia e non più una dittatura. Chiaro, no? «Vuol dire semplicemente … che se domani l’Assemblea nazionale nella sua maggioranza, magari nella sua unanimità, abolisse la forma repubblicana, la Costituzione, non sarebbe semplicemente modificata, ma sarebbe distrutta» (Calamandrei). Non solo una Repubblica democratica, ma una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Lavoro da contrapporre al privilegio e al disinteresse alla costruzione del bene comune. Il lavoro inteso in tutte le sue forme, non solo «nelle sue forme materiali, ma anche in quelle spirituali e morali che contribuiscono allo sviluppo della società» (Ruini). «Questo il senso della disposizione: un impegno del nuovo Stato italiano di proporsi e di risolvere nel modo migliore possibile questo grande problema, di immettere sempre più pienamente nell’organizzazione sociale, economica e politica del Paese quelle classi lavoratrici, le quali … furono a lungo estromesse dalla vita dello Stato e dall’organizzazione economica e sociale» (Moro). Di fronte ai dubbi di comprensione di Brunetta, chissà cosa avrebbe pensato Saragat, secondo cui «ogni lavoratore, leggendo questo documento, può capire che cosa si vuol dire. Che cosa vuol dire infatti questo articolo primo della Costituzione? Vuol dire che essa mette l’accento sul fatto che la società umana è fondata non più sul diritto di proprietà e di ricchezza, ma sulla attività produttiva di questa ricchezza. E’ il rovesciamento delle vecchie concezioni, per cui si passa dal fatto della ricchezza sociale a considerare l’atto che produce questa ricchezza … ed è da questa nozione del lavoro … che sorgono tutti gli altri diritti sociali». Affermare che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, averlo proclamato «solennemente, direi orgogliosamente, nella prima riga della Costituzione, in una dichiarazione che tutti gli italiani » avrebbero conosciuto, ha dato «a tutti i lavoratori la certezza o la fede nell’avvenire democratico del nostro Paese» (Amendola). Questo è il senso del primo articolo della Costituzione, questo è il senso dello Stato democratico con cui tutti noi siamo cresciuti, come singoli e come popolo. Sembra che i dubbi di Brunetta si fermino solo al primo comma dell’art. 1. Non oso pensare ai dubbi che potrebbero sorgere alla lettura del secondo comma, secondo cui «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Di questo, semmai, ci potremmo occupare un’altra volta, ma speriamo di no.
2 commenti:
leggendo il primo, ma soprattutto il secondo comma si evince che la costituzione italiana e' carta straccia da almeno un ventennio.
Dal punto di vista ideale, soprasensibile, l'articolo 1 della Costituzione è di una bellezza commovente.
Dal punto di vista pratico, ha ragione der pilger, non esiste.
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