lunedì 18 gennaio 2010

Nuovi schiavi e primo marzo


Mentre in rete comincia a circolare il tam tam per lo sciopero degli stranieri il 1 Marzo (anche per il piccolo contribiuto di questo blog), e mentre per adesso i partiti di sinistra e i sindacati stanno colpevolmente a guardare, Fabrizio Gatti spiega su Piovono Rane quali sono le sue buone ragioni per aderire:

In attesa del primo sciopero degli stranieri, è possibile ancora sorridere di fronte al collasso del sistema immigrazione in Italia?

L’annuncio di ieri a “Che tempo che fa” del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, di concedere protezione agli immigrati feriti a Rosarno, fa scappare una battuta: per essere considerati uomini, donne, lavoratori, cittadini in Italia bisogna avere la sventura di farsi sparare come è successo agli stranieri colpiti nella tre giorni e tre notti di caccia all’uomo in Calabria?

Quello del ministro è un provvedimento doveroso. Ma senza un aggiornamento della legge sull’immigrazione rimane un’elargizione, un regalo, un tampone alla bomba sociale che la Bossi-Fini prima e il pacchetto sicurezza poi hanno innescato.

Sentite qua.

1) Giovedì 14 gennaio, conclusa la trasmissione Annozero, la polizia ha fermato per mezz’ora tre ospiti che erano intervenuti in diretta. Non li hanno lasciati nemmeno uscire. Sono stati bloccati in un corridoio secondario, dentro gli studi della Rai. Non hanno fermato me (che sono imputato davanti al Tribunale di Agrigento per aver dichiarato di essere iracheno quando sono stato ripescato dal mare di Lampedusa). Non hanno nemmeno fermato l’onorevole del Pdl Alessandra Mussolini (è parlamentare, non si può) anche se potrebbe riconoscere chi si muove nella rete di estrema destra con cui è stata alleata fino a pochi mesi fa. Hanno fermato gli unici tre ospiti neri. Il funzionario di polizia voleva verificare che avessero davvero la ricevuta per aver chiesto il permesso di soggiorno. Deve essere l’originale (non una fotocopia).
Un abuso? No. Da quando l’essere irregolari è reato, i pubblici ufficiali per non finire a loro volta nei guai devono controllare.
I cedolini c’erano.
Se avessero dimenticato a casa gli originali o anche se avessero avuto con sé le fotocopie (per non perdere gli originali) i tre ragazzi sarebbero stati rinchiusi nel centro di identificazione di Ponte Galeria e avrebbero rischiato fino a duemila euro di multa e un anno di carcere.
Provate voi a immaginare un italiano condannato a un anno di carcere per aver dimenticato la carta di identità… Infatti la legge vale solo per gli stranieri.
L’episodio va letto anche in un altro modo: uno schiavo dell’agricoltura al Sud o dell’edilizia al Nord, se non ha il permesso di soggiorno, non può mai più denunciare pubblicamente o alle autorità le sue condizioni di schiavitù. Perché rischia l’arresto immediato e se non lascia l’Italia, una condanna fino a 4 anni di carcere. Più del suo caporale, che non rischia nulla, e del datore di lavoro, che spesso non si trova mai.

2) Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi è talmente impegnato a scongiurare situazioni di schiavitù come quelle di Rosarno che nel 2009 ha avvallato queste disposizioni, contenute nel Documento di programmazione dell’attività di vigilanza: meno controlli in tutta Italia, con punte del 50 per cento in Calabria.
La Calabria ha un altro record: secondo uno studio del 2006 dell’Agenzia delle entrate gli imprenditori calabresi evadono il 94 per cento dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive.
Significa che il 94 per cento dell’economia calabrese è sommersa e resta sommersa grazie anche alla decisione del ministro Sacconi di ridurre i controlli (e di indirizzarli semmai sulle imprese di proprietà di immigrati).
Non è solo una piaga del Sud. La Provincia di Venezia ha scoperto che il 27 per cento degli addetti nelle industrie manifatturiere in Veneto è composto da lavoratori stranieri senza permesso di soggiorno. Siamo nel Nordest.

3) Dopo l’inchiesta de L’espresso a Foggia nel 2006, Giuliano Amato, ministro dell’Interno nel governo Prodi, aveva istituito una commissione composta da prefetti, funzionari di polizia e ufficiali di carabinieri e guardia di finanza. La commissione aveva suggerito la necessità di istituire il reato di caporalato perché, secondo i commissari, le leggi attuali non sono in grado di reprimere il fenomeno. Il ministro dell’Interno successivo, Roberto Maroni, ha istituito il reato di immigrazione clandestina che punisce anche i lavoratori. Ma non i caporali. Il progetto della commissione del 2006 è stato ignorato.

4) Sempre dopo l’inchiesta de L’espresso a Foggia nel 2006, il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, nel governo Prodi, aveva istituito un fondo integrativo da affidare all’Inps per gestire con le regioni l’ospitalità, l’assistenza e la tutela dei lavoratori stagionali. Il ricorso alla Corte costituzionale delle Regioni di centrodestra Lombardia e Veneto ha fatto bocciare il provvedimento.

5) Sempre dopo l’inchiesta de L’espresso a Foggia nel 2006, il governo Prodi aveva proposto di estendere ai lavoratori irregolari la tutela prevista per le vittime della tratta dell’immigrazione, qualora denunciassero i loro sfruttatori. La proposta non è passata per l’opposizione di funzionari del ministero dell’Interno, perché temevano che la norma avrebbe aggirato i limiti imposti dalle quote annuali (che sono la causa indiretta del lavoro nero. L’esempio della Puglia nel 2006: quote stagionali 1600, necessità di lavoratori stagionali solo per la provincia di Foggia 5000-7000).

6) Sempre dopo l’inchiesta de L’espresso a Foggia nel 2006, il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, nel governo Prodi, ha introdotto l’obbligo di registrare i lavoratori entro il giorno prima del loro inizio, per evitare lo sfruttamento e la registrazione postuma solo in caso di controlli o di incidente. L’attuale governo Berlusconi ha proposto di sopprimere questa norma e il nuovo provvedimento attende l’approvazione della Camera.

7) Se un raccoglitore di arance senza documenti in regola avesse denunciato i suoi schiavisti a Rosarno, avrebbe rischiato fino a 4 anni di carcere. Nessuna norma punisce i parlamentari che hanno contatti con mafia, ‘ndrangheta e camorra.

8 ) Se uno straniero perde il lavoro e nel frattempo gli scade anche il permesso di soggiorno, entro sei mesi deve trovare un’altra assunzione o andarsene. Se resta commette reato, anche se non commette altri reati e si mantiene con i suoi risparmi. I centri di detenzione per stranieri stanno diventando centri di detenzione per disoccupati.

9) Poiché lo Stato ha dimostrato in questi anni di non essere in grado di espellere gli irregolari che hanno commesso reati gravi (solo il 40 per cento viene rimpatriato secondo dati del ministero dell’Interno consegnati a Medici senza frontiere), avremo un’ulteriore massa di lavoratori senza nessun diritto. Se non quello di essere premiati dal ministro dell’Interno. Ma solo dopo essersi fatti sparare.

Per questo il primo marzo aderisco al primo Sciopero degli stranieri.


Nessun commento: