sabato 2 giugno 2007

La festa e i semi nel solco

"... forse qualcuno domani dimentichera'
alla porta di casa il suo nome dimentichera'
perduto alla notte
e perduto anche al giorno che arriva
perduto alla notte
e al giorno che passa e consuma
perche' un nome e' perduto per sempre
se nessuno lo chiama..."

Gianmaria Testa, Forse qualcuno domani

Oggi, 2 Giugno, e' la festa della Repubblica Italiana, nata col referendum 61 anni fa. Nel messaggio televisivo il presidente della Repubblica Napolitano inizia cosi': "È una ricorrenza da celebrare in spirito di unità: cittadini, istituzioni, Forze Armate, italiani all'estero." Fa piacere che il presidente si ricordi di noi italiani all'estero. E' una posizione che ci regala forse un punto di vista privilegiato sulla situazione della penisola, ma difficile da vivere, specialmente per chi da tempo, o da generazioni, e' lontano dall'Italia. Sono via da pochi mesi, ma gia' mi sento oscillare tra la difesa della mia identita' e l'integrazione con la realta' e il tessuto sociale che ho di fronte ogni giorno.

Forse per questo da qua sento ancora piu' vicino il dramma delle migliaia di profughi che decidono di lasciare le loro case, le loro famiglie, i loro amici e partire dai porti del sud del mondo per avere in una terra straniera, e spesso ostile, quella possibilita' che in patria non possono avere. Forse per questo mi si stringe lo stomaco ogni volta che il tempo e il mare migliorano, e nuovi barconi partono dai porti d'Africa verso le nostre isole. E anche ieri 21 cadaveri sono stati tratti dalle acque del canale di Sicilia. Sono quasi 9000 soltanto le morti appurate in 20 anni di viaggi di migranti verso l'Europa.
Nei canali di Otranto e Sicilia
migratori senz'ali, contadini di Africa e di oriente
affogano nel cavo delle onde.
Un viaggio su dieci si impiglia sul fondo,
il pacco dei semi si sparge nel solco
scavato dall'ancora e non dall'aratro.
La terraferma Italia e' terrachiusa.
Li lasciamo annegare per negare.

(Naufragi, di Erri De Luca, da Opera sull'acqua e altre poesie)

Oggi allora mettero' su un disco bellissimo, "Da questa parte del mare" di Gianmaria Testa. Un disco che ci ricorda che "eppure lo sapevamo anche noi", che cinquanta anni fa come ancora oggi si parte dall'Italia per cercare qualcosa che in patria non si puo' trovare. Ma mentre noi partiamo da una terra che non ci vuole, che non ha posto per noi, per un'altra che non ci assomiglia, ben piu' disperati e in condizioni pazzesche in migliaia partono, come cantava Fossati, "da una terra che ci odia verso un'altra che non ci vuole". Per giocarsi quella possibilita', per quella dignita', per una speranza di riscatto. E mentre ascolto, sfogliero' un libro molto bello di Erri De Luca, Solo andata, un viaggio in versi verso i porti del nord.
Potete respingere, non riportare indietro, e' cenere
dispersa la partenza, noi siamo solo andata

1 commento:

Anonimo ha detto...

Hi…I was passing by, seeking for the answer, just reading and I agree!
I moved too, crossed the Alps. I don’t know why I did it, I don’ know if I wanted. I was looking for myself, I guess I found it… him… me. Who stays there doesn’t know the meaning, doesn’t try the feelings, the loneliness you feel, the thoughts you do. You are right, those poor people, human beings that leave their hostile home towards the country that doesn’t want them… and because of politic ideas and politicians’ behavior!!
It doesn’t make me any happy thinking that Napolitano remembered us… I don’t see anything else but nice words, weighted, chosen. And just here you realize that they’re like that… “a lot of money as soon as possible”… just say nice words, just give them to be happy! Rubbish! I’ve got to work, to go back once, maybe, with a piece of paper that probably will be not recognized or understood… because it is in German!
Tschüß!