lunedì 3 marzo 2008

Il programma


Finita la composizione delle liste con abbondante spargimento di sangue e di cerchiobottismo (almeno abbiamo Gianni Cuperlo e Rosy in Toscana, ma anche Achille Serra al Senato), ho avuto finalmente il tempo di leggere con attenzione il programma integrale del PD. Confermo subito che mi sembra tutto tranne che uguale a quello del Pdl, come si affannano a ripetere da ogni lato. E non solo perche' quello delle destre e' il solito libro dei sogni con 85 miliardi di costi da destinare ai soliti, quelli che ne hanno meno bisogno ma si possono permettere di lamentarsi: sono agli antipodi soprattuto in tema di lavoro, flexicurity, misure di ammortizzazione della precarieta', etica pubblica, giustizia e sconti fiscali. Mentre la destra taglia l'ICI ai ricchi (gli altri sono gia' esenti) e propone il precariato selvaggio come unico strumento di contrasto della disoccupazione, il PD propone misure convincenti per i giovani e i piu' svantaggiati. Dallo spot dello stipendio minimo, al lavoro flessibile che sia piu' caro per le imprese di quello "tradizionale", e varie misure a favore del lavoro dipendente e i piu' svantaggiati (disabili, asili nido, congedi parentali, affitti). Bene anche la forte sottilineatura dell'importanza del merito e della valutazione del lavoro di istituti pubblici e pubblica amministrazione, l'aumento della concorrenza e delle liberalizzazioni sulla strada tracciata da Bersani. Ottima soprattutto la parte riguardante l'ambientalismo del fare: si parla finalmente non di crescita a tutti i costi, vista finora come un bene assoluto, ma di ridurre i consumi e di energie rinnovabili, pur lavorando alle infrastrutture necessarie anche per ridurre gli sprechi e ottimizzare le risorse. Dai pendolari alle reti europee di alta velocita'. Si parla poi esplicitamente di difesa della 194, testamento biologico e riconoscimento delle unioni di fatto.
Mi lasciano invece molto perplesso le parti rigurdanti politica estera da un lato, e Universita' e ricerca dall'altro. Per la ricerca infatti non si individuano ne' problemi ne' soluzioni, avanzando solo proposte generiche o destinate a non incidere nel disastro attuale. Niente che miri a una normalizzazione e una progettazione delle assunzioni, aumento dell'investimento soprattutto privato attualmente inesistente in Italia, individuazione di obiettivi e settori strategici: addirittura un pochino meglio, solo a questo riguardo, perfino l'UDC. La ricetta invece contro le baronie Universitarie e' identificato praticamente nella autonomia indiscriminata degli atenei, persino sulle rette per gli studenti. Sistema che finora si e' rivelato in Italia solo un proliferare di corsi truffa piu' o meno incredibili, a scapito senz'altro della qualita' dell'insegnamento. Per la politica estera si punta invece forte su "uno strumento militare che consenta di assicurare un'adeguato difesa del territorio nazionale e svolgere il ruolo da protagonista che le compete nelle alleanze internazionali". Agli ovvi problemi che una frase del genere propone risponde assai meglio di me Carlo Gubitosa su Peacelink: e' quanto mai urgente rompere con le logiche della forza e della violenza, e portare avanti vere politiche di pace e di risoluzione non-violenta dei conflitti soprattutto in ambito internazionale. Basta sfogliare un attimo il bilancio della spesa militare italiana per scoprire tanti soldi che potrebbero essere spesi meglio per un vero sviluppo pacifico e umano. Si parla poi di importanza centrale dell'Europa, ma non di una vera Europa dei cittadini e non piu' soltanto dei mercati, di una vera Costituzione fatta e pensata per garantire a tutti gli Europei uguali tutele e diritti.
Restano poi altri punti appena sfiorati, quasi di passaggio, come il conflitto di interesse e le leggi vergogna in ambito di riforma della giustizia. E altri punti urgentissimi e drammatici sono colpevolemnte trascurati (come del resto da Sinistra critica e Arcobaleno): ma non c'e' qualcuno che si preoccupi di come abbattare il debito pubblico, che ci strangola ogni anni in 70 miliardi di interesse all'anno, e che semplicemente spostiamo continuamente sulle spalle di chi verra' dopo di noi? Sara' compito di quei giovani tanto pubblicizzati portare questo e altri temi chiave della questione generazionale, come la politica previdenziale attualmente insostenibile, al centro del dibattito politico. Si e' poi troppo timidi con gli ordini professionali, privilegi di categoria ormai odiosi e insostenibili (basti pensare ai notai), nessun accenno ad una tassazione decente delle rendite finanziarie che si succhiano la maggior parte dei ricavi mondiali senza produrre ne' generare beni, benessere diffuso e ricchezza concreta. E' la che bisogna colpire per liberare risorse da investire per i piu' deboli.
Si puo' e si deve fare di piu'. Se vogliamo cambiare l'Italia dobbiamo andare piu' in profondita' nei cancri e nei muri di gomma che pesano sull'inerzia al cambiamento del nostro paese. Eppure sono ottimista, e penso che non si poteva comunque sperare di portare in fondo la rimonta, che oggi appare almeno possibile, affondando troppo la lama in un paese storicamente cosi' poco incline al cambiamento e alla novita'. Sono ottimista e voglio guardare al linguaggio nuovo che il PD ha portato sulla scena politica, ai giovani e alle donne a cui a dato fiducia tra mille polemiche, al peso dato all'etica e al codice morale per i propri candidati, che ha costretto tutti gli altri a inseguire sullo stesso terreno anche se non potevano permetterselo. E allora partiamo pure disel. Basiamoci su alcuni nodi chiave, come la precarita', gli stipendi da fame del lavoro dipendente, l'ambientalismo del fare e cominciamo da la' a plasmare un'Italia diversa.
Ma non solo a parole e promesse elettorali. Sfruttiamo davvero l'agilita' e la liberta' del correre da soli: presentiamo prima delle elezioni 12 disegni di legge per ognuno dei 12 punti del programma. Presentiamo la lista dei 12 ministri che saranno chiamati a guidare il paese in questo momento delicatissimo. Passiamo dalle parole e dalle promesse da campagna elettorale ai fatti, e convinciamo gli ultimi indecisi che questo e' l'unico progetto serio per cambiare il Paese. Per vincere e farlo davvero. Si puo' fare. Si deve.

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