giovedì 22 maggio 2008

Nucleare


Scajola promette nuove centrali nucleari entro cinque anni. Lasciamo da parte i rischi in caso di perdite, che mettiamo da parte per il momento anche se fu proprio il disastro di Chernobyl a guidare l'opinione pubblica e a bloccare il nucleare in Italia dopo il referendum. Comunque sia pare che ci vogliano almeno 12 anni per avere queste centrali funzionanti. Rimangono poi due miti da sfatare:

  • L'energia nucleare non e' a emissione zero. Restano un sacco di scorie difficilissime da smaltire. In realta' impossibili da smaltire: mi sembra di capire che servono almeno 20000 anni prima che raggiungano un livello di radioattivita' non pericoloso.
  • L'energia nucleare non e' rinnovabile: anzi, siamo ormai prossimi al picco dell'uranio, cosi' come a quello del petrolio. Tra pochi anni (30-40) costera' cosi' tanto estrarre l'Uranio che non sara' piu' conveniente. Anzi, pare che il picco sia stato raggiunto gia' anni fa, ma l'uso delle testate nucleare dell'ex URSS riciclate come combustibile nucleare ha mascherato l'effetto. In pratica stiamo per costruire delle centrali impossibili da smaltire e che sono destinate a rimanere senza carburante dopo 5-10 anni.
Da un articolo di Ugo Bardi, dell'Universita' di Firenze (quello che ha le pipistrelliere alle finestre per mangiare le zanzare):
E' ancora possibile produrre abbastanza uranio per mantenere attivi i reattori esistenti, che possono supplire in parte al declino dei combustibili fossili. Tuttavia, mantenere la produzione, o anche espanderla con nuove centrali, è destinato a costare sempre più caro. Ne consegue che l'energia nucleare non potrà mantenere la promessa che aveva fatto negli anni '50 e '60, ovvero produrre energia talmente abbondante e a buon mercato che "non sarebbe valsa nemmeno la pena di farla pagare agli utenti". Tanto vale prenderne atto e non farsi troppe illusioni che il nucleare per magia ci risolva tutti i problemi.

In pratica, se anche fu un errore fermare il nucleare nel referendum dell'1987 ricominciare ora non ha molto senso. Siamo sull'orlo di una crisi energetica mai vista con la crisi dei combustibili fossili, e continuiamo tranquillamente a suonare mentre la nave affonda. E domani, su questi temi, inizia Terrafutura alla fortezza da Basso di Firenze.

6 commenti:

D.M. ha detto...

Per la precisione...

Il prezzo dell’Uranio spot attualmente è di 60 dollari la libbra, ma anch’esso ha conosciuto dei picchi speculativi non indifferenti raggiungendo il massimo storico, lo scorso 6 giugno, a 138 dollari la libbra a causa del gap domanda/offerta (nel 2007 le miniere di uranio hanno fornito solo il 62% della domanda mondiale), cresciuta in maniera esponenziale per il recente riposizionamento di molti paesi verso questo tipo di energia nel quadro dell’accordo di Kyoto (il nucleare è meno inquinante del petrolio e tanto meno del carbone).

La Cina, ad esempio, ha intenzione di costruire 30 nuovi reattori nucleari entro il 2020, mentre il Giappone ne costruirà 11 entro il 2010 e la Russia ne ha pianificati ben 42. Dal massimo storico ad oggi, la speculazione si è calmierata principalmente perché l’Australia, primo produttore mondiale (seguito da Canada e Kazakhstan) ha abolito la moratoria, vecchia di un quarto di secolo, sull’esplorazione di nuove miniere di uranio nel paese. In ogni caso, è solo questione di tempo perché si riproponga una corsa all’uranio simile a vissuta dal petrolio.

Basti pensare che il rapporto quantità impiegata/energia prodotta per una barra d’uranio da 2,5 cm (misura standard) equivale a 5.200 metri cubi di gas naturale, 800 kg di carbone o 560 litri di petrolio. Ma considerato che servono dai dieci ai quindici anni per costruire una centrale nucleare solo di seconda generazione, ad occhio e croce, l’Italia (in caso partisse con un progetto quest’anno) si troverà a pieno regime negli anni di massima speculazione mondiale. Tuttavia, l’Italia potrebbe avere un asso nella manica senza saperlo.

Dopo anni di perlustrazioni nei deserti australiani, in Africa e in Sudamerica, alla scoperta di energie alternative, la Metex resources ltd (società australiana attiva nell’esplorazione di territori) nel 2006 sbarcò in Italia alla ricerca dell'uranio. La società australiana fece infatti richiesta alla Regione Lombardia per l'esplorazione (e l'eventuale estrazione) di 300 ettari nelle montagne lombarde, più precisamente a Novazza (frazione del comune di Valgoglio, Bergamo), a circa 85 km nordest di Milano. Per onore della cronaca, l’autorizzazione non venne concessa a causa delle forti pressione contrarie della popolazione locale e nazionale in generale.

L'uranio fu scoperto, in quest'area dell'Italia, nel 1960 da parte dei geologi dell'Agip, tra il 1975-79, i primi a eseguire studi particolareggiati in quel sito, valutando le eventuali possibilità di sfruttamento dei giacimenti di uranio nell'area di Valgoglio, ma in seguito il progetto fu abbandonato.

Anonimo ha detto...

D´accordo con quanto scrivi. Aggiungo solo che le scorie, oltre ad essere pericolose, hanno bisogno di luoghi sicuri per riposare per lungo tempo... L´Italia se i nostri governanti non lo sanno, si trova in un territorio a rischio sismico, in caso di eventi con epicentro prossimo ad un deposito di scorie le conseguenze non sarebbero piacevoli. E questo vale pure per il ponte sullo stretto. Senza contare che se non sappiamo gestire i rifiuti urbani (Campania), figuriamoci le scorie nucleari... O tempora, o mores.... Italia svegliati!
ps. secondo Silvestrini il prezzo dell´uranio negli ultimi 5 anni è sestuplicato, fate voi!

Anonimo ha detto...

Il fatto è che se vogliamo continuare a consumare energia come abbiamo fatto finora una soluzione bisogna trovarla. Cina, India e anche Africa avranno sempre + bisogno di fonti di energia, e con le scorte di petrolio che scarseggiano il prezzo salirà alle stelle ancor + che adesso, con tutte le conseguenze del caso. Affidarci al gas di Putin mi sembra una scelta strategicamente suicida, e le fonti alternative, per quanto importanti, dubito che possano garantire il fabbisogno necessario per una nazione industrializzata. Il nucleare potrebbe essere parte della soluzione, ci sono tecniche che permettono di riciclare il combustile già usato e che adesso non vengono usate perchè economicamente non convenienti (se è vero che il prezzo dell'uranio aumenta, questo vale per tutte le fonti energetiche), inoltre è vero che il nucleare inquina meno delle altre fonti di energia, i cui effetti nocivi sulla salute sono sottovalutati al contrario di quanto viene fatto per le radiazioni.
Il problema vero è che in una nazione dove i primari medici vengono decisi sulla base della loro appartenenza politica, dove periti elettronici vengono nominati nel consiglio di amministrazione dell'Enea, dove la camorra ha in mano il business dei rifiuti tossici (e non solo), c'è da temere che anche una centrale nucleare verrà gestita allo stesso modo... Una bella prospettiva davvero!

Anonimo ha detto...

Secondo me - tanto per cambiare - sono tutte chiacchiere. Il treno del nucleare lo abbiamo perso negli anni 80, quando c´erano fior di ingegneri specializzati e tecnologia. Riprendere questa forma di energia dopo più di 20 anni significa capirci in generale poco e chiamare dall´estero know-how e tecnologia nucleare che non abbiamo più. Visto che la Francia ha seguito questa strada lasciamo che sia lei a produrre energia per noi, qual´è il problema? gliela compriamo come abbiamo sempre fatto. Ricordiamoci poi che l´Italia è un luogo fortemente antropizzato, la F ha stesso # di abitanti ma su una superficie doppia. Nel frattempo gli stessi soldi li potremmo investire nel solare, nel mini-idroelettrico e in generale nella produzione distribuita su piccola scala. Produrre "piccole" quantità lá dove serve.
Concettualmente in Italia si sta solo perdendo tempo in chiacchiere, si dovrebbe invece affrontare altre questioni importanti in fretta. Infrastrutture in molte regioni del sud, potenziamento del trasporto pubblico (ferrovie), etc.. Ad esempio la rete ADSL italiana fa pena rispetto al resto d´Europa, l´utente italiano è costretto in molte zone a servizi di pessima qualità pur pagando prezzi cui non vengono corrisposti adeguati investimenti sulla rete.... 3o mondo really-lungimiranza zero.

beffatotale ha detto...

Ciao a tutti, vedo che il dibattito ferve! D'accordo con Augusto sul fatto che qualcosa bisogna inventarsi, ma rischiamo di creare degli impianti nati gia' vecchi e a un passo dal restare senza carburante. E continuare a comprare energia dagli altri e' un costo eccezionale che si ripercuote sulla competitivita' delle nostre industrie rispetto all'estero. Insomma, il problema e' complicato, l'errore probabilmente e' stato fatto 20 anni fa. Ora vado a terrafutura e vi so dire.

Cosimo ha detto...

Noculare Gigi, noculare...