Testimoni di scarto
In Italia e' stata ristabilita la pena di morte. Per il reato di denuncia della ‘ndrangheta e delle sue collusioni con il mondo della politica. Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano (AN), a capo della Commissione centrale sui programmi di protezione per i testimoni di giustizia, ha comunicato infatti pochi giorni fa la revoca della scorta a Pino Masciari.
Pino e' (o meglio era, prima che la sua vita fosse distrutta dal suo coraggio) un imprenditore edile calabrese, sottoposto a programma speciale di protezione insieme a sua moglie e ai suoi due figli dal 18 ottobre 1997, dopo aver denunciato gli interessi, le angherie e i soprusi della ‘ndrangheta nel mondo dell'edilizia e le sue collusioni con il mondo della politica: il sei per cento ai politici e il tre per cento ai mafiosi, ma anche assunzioni pilotate, forniture di materiali e di manodopera imposta da qualche capo-cosca o da qualche amministratore, costruzioni di fabbricati e di uffici senza percepire alcun compenso, regali di appartamenti e di autovetture. Finche' non decise di dire basta e di denunciare il sistema; i giudizi dei Tribunali e le sentenze rilevano che “le dichiarazioni del Masciari sono da sole idonee a fondare un giudizio di gravità indiziaria ed evidenziano l’elevata attendibilità del dichiarante il quale si è determinato a riferire intorno alle vicissitudini al prezzo di un totale sconvolgimento della propria esistenza posto che, a seguito delle accuse mosse, è stato sottoposto allo speciale programma di protezione” (dalla nota della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro del 14 ottobre 2000). Si e' così arrivati alle condanne nei confronti di esponenti delle famiglie ‘ndranghetiste più potenti e pericolose, ma anche nei confronti di un giudice Consigliere di Stato.
Ma per Pino sono cominciati 11 anni di inferno. La criminalità organizzata ha distrutto le sue imprese di costruzioni edili, bloccandone le attività sia nelle opere pubbliche che nel settore privato, rallentando le pratiche nella pubblica amministrazione dove essa è infiltrata, intralciando i rapporti con le banche con cui operava. A seguito delle minacce ricevute, fu allontanato dalla sua terra, e costretto a undici anni vissuti da deportato in una località protetta, senza pero' alcuna speciale protezione, senza alcun cambiamento di identità ma anche senza alcuna possibilità di lavoro nè per lui nè per sua moglie. Nonostante questo, e grazie al supporto di associazioni e singoli che gli sono stati vicino, Pino non si è mai arreso, convinto di essere nel giusto come sono nel giusto tutti quelli che credono nella giustizia, e ha cominciato a incontrare studenti, associazioni e quanti lo invitavano per fargli raccontare la sua esperienza e la sua testimonianza a favore della legalità.
Proprio grazie alla sua opera, lo scorso 19 febbraio 2008 la Commissione Parlamentare Antimafia ha evidenziato quali e quante siano le criticità e le problematiche legate ai 75 Testimoni di Giustizia italiani e di come queste persone non possano essere viste come dei “pesi” ma come delle risorse da proteggere e da custodire affinchè anche attraverso essi si intuisca quale politica di aggressione alle criminalità organizzate lo stato voglia fare. Dopo l’assassinio a Casal di Principe dell’imprenditore campano Domenico Noviello che aveva osato denunciato il racket, lo stesso Alfredo Mantovano (gia' autore addiritttura di un libro a proposito, "Testimoni a perdere"), pronunciò a favore della funzione educativa dei testimoni di giustizia, indicando il loro intervento nelle scuole come strada da intraprendere per combattere la cultura mafiosa. Salvo poi revocare per due volte la scorta a Pino Masciari: già quando ricopriva questo lo stesso incarico in Commissione nella precedente legislatura berlusconiana rimosse infatti Masciari dal Servizio Centrale di Protezione, considerando terminata la sua esperienza di testimone di giustizia.
Nella giornata di giovedì, dopo un patetico tentativo di smentita, la nuova revoca della scorta per i suoi spostamenti, nella quale Alfano autorizza ironicamente Masciari “a muoversi in autonomia”, da solo e con mezzi propri. Probabilmente per aggiungere un paio di Carabinieri alla scorta di qualche servo fedele del potere. Un chiaro esempio di come il governo considera veramente la lotta alla criminalita' organizzata, al di la' dei roboanti quanto inutili 500 militari mandati a sconfiggere la camorra. Di come questo governo considera pericoloso l'esempio a non chinare la testa e tacere i torti e le prepotenze. Pino da diversi anni ha infatti intrapreso un largo sforzo di testimonianza della sua storia: la scorta revocata non gli garantisce la sicurezza nei viaggi che affronta per incontrare le Istituzioni Locali, i ragazzi delle scuole di tutta Italia, le Associazioni Antimafia e Gruppi Sociali, che lo invitano come esempio di resistenza alle mafie. Per questo, gli Amici di Pino Masciari hanno deciso di cominciare una protesta non violenta, accompagnandolo disarmati alle assemblee, agli incontri pubblici, ai processi. E' stata anche organizzata una diretta video durante i suoi spostamenti per fare accompagnamento civile non violento anche da casa, in streaming, guardando le spalle di Pino. In attesa che sia restituita a Pino la protezione a cui ha diritto.
Io intanto ho scritto ad Alfredo Mantovano per chiedere spiegazione della rimozione della scorta:
Gentile sottosegretario,
gli amici di Pino Masciari ci informano e ci documentano che, nella qualità di Presidente della Commissione Centrale di Protezione, ha “autorizzato” il dottor Masciari a “spostarsi in autonomia” per recarsi a conferenze e incontri pubblici, revocandogli di fatto la scorta in questi frangenti. Non serve certo ricordare che nella sua qualità di testimone di giustizia Pino Masciari è da tempo nel mirino della ‘ndrangheta, e rappresenta un simbolo nella battaglia per la legalità in Italia. La notizia desta pertanto preoccupazione in tutti coloro che considerano importante l'esempio e il coraggio di Pino Masciari per una vera lotta alla criminalita' organizzata, capace cioe', aldila' dei roboanti quanto inutili proclami, anche di insegnare a non chinare la testa davanti a soprusi, angherie e collusioni. Desidero dunque chiedere delucidazioni in merito alla decisione apparentemente ingiustificable della Commissione da lei presieduta, augurandomi che venga fatto tutto il possibile per garantire non solo l'incolumita' ma anche la dignita' di vita di Pino Masciari e di tutti i testimoni di giustizia italiani.
Grazie per l'attenzione
Distinti saluti
Segreteria politica: via Imperatorie adriano 33 Lecce - Tel/ Fax 0832 256153 - e-mail alfredo@mantovano.org
Ufficio Ministero dell'Interno - Tel 06 46533444 / Fax 06 4814661 - e-mail: alfredo.mantovano@interno.it
3 commenti:
Adesso possono colpire Pino quando vogliono. Se questo dovesse accadere Mantovano sarà uno dei responsabili morali dell'omicidio.
www.riberaonline.blogspot.com
Date le circostanze, non solo morale anche materiale...
Mantovano non mi ha mai risposto, deduco che di motivi ne abbia ben pochi a parte quelli che non si possono raccontare in giro...
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