Otto settembre
L'otto settembre del 1943 l'Italia si arrendeva. Il Re fuggito, nessuna disposizione dai comandi, l'esercito sbandato, l'occupazione tedesca. A Roma, a Porta San Paolo, gli antifascisti difendono la città dall'arrivo dei tedeschi. Inizia la Resistenza e la guerra di Liberazione, il riscatto del paese dall'incubo nazifascista. Oggi, sessantacinque anni dopo, il Capo dello Stato e i ministri in carica ricordano quella giornata storica, in cui i partigiani iniziarono la Liberazione e posero la pietra miliare su cui nacque la nostra Costituzione. Ma oggi gli eredi di quei fascisti che si schierarono quel giorno dalla parte sbagliata sono al governo, e vogliono scrivere la loro verita'. "Farei un torto alla mia coscienza - ha detto La Russa, parlando davanti al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – se non ricordassi che altri militari in divisa, come quelli della Nembo dell'esercito della Rsi, soggettivamente, dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d'Italia". L'obiettivita' di chi considera tutti uguali, di chi confonde il bianco con il nero. Di chi non vede che furono la stessa cosa, ma tutto il contrario:
Ferriera mugola nella barba: - Quindi, lo spirito dei nostri... e quello della brigata nera... la stessa cosa?... - La stessa cosa, intendi cosa voglio dire, la stessa cosa... - Kim s'è fermato e indica con un dito come se tenesse il segno leggendo; - la stessa cosa ma tutto il contrario. Perché qui si è nel giusto, là nello sbagliato. Qua si risolve qualcosa, là ci si ribadisce la catena. Quel peso di male che grava sugli uomini del Dritto, quel peso che grava su tutti noi, su me, su te, quel furore antico che è in tutti noi, e che si sfoga in spari, in nemici uccisi, è lo stesso che fa sparare i fascisti, che li porta a uccidere con la stessa speranza di purificazione, di riscatto. Ma allora c'è la storia. C'è che noi, nella storia, siamo dalla parte del riscatto, loro dall'altra. Da noi, niente va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, pur uguale al loro, m'intendi? uguale al loro, va perduto, tutto servirà se non a liberare noi a liberare i nostri figli, a costruire un'umanità senza più rabbia, serena, in cui si possa non essere cattivi. L'altra è la parte dei gesti perduti; degli inutili furori, perduti e inutili anche se vincessero, perché non fanno storia, non servono a liberare ma a ripetere e perpetuare quel furore e quell'odio, finché dopo altri venti o cento o mille anni si tornerebbe così, noi e loro, a combattere con lo stesso odio anonimo negli occhi e pur sempre, forse senza saperlo, noi per redimercene, loro per restarne schiavi. Questo è il significato della lotta, il significato vero, totale, al di là dei vari significati ufficiali. Una spinta di riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni: per l'operaio dal suo sfruttamento, per il contadino dalla sua ignoranza, per il piccolo borghese dalle sue inibizioni, per il paria dalla sua corruzione. Io credo che il nostro lavoro politico sia questo, utilizzare anche la nostra miseria umana, utilizzarla contro se stessa, per la nostra redenzione, così come i fascisti utilizzano la miseria per perpetuare la miseria, e l'uomo contro l'uomo.
Italo Calvino, da Il sentiero dei nidi di ragno
E se il sindaco (fascista) di Roma spiega candidamente che il fascismo non fu il male assoluto, ma lo furono solo le leggi razziali, tutti a indignarsi giustamente per l'orrido revisionismo di chi si sente in potere di dire e fare quello che vuole. Ma nessuno che faccia notare ad Alemanno, al suo partito e agli alleati che oggi, come allora, male assoluto sono tutte le leggi razziali, classiste e inutilmente repressive. Comprese quelle che continuano a varare a getto continuo. E l'emergenza continua.
1 commento:
A proposito di Fascismo, Leggi Razziali e connessioni col movimento ambientalista italiano.
Alessandro Ghigi (1875-1970) è considerato il padre dell'ecologismo italiano. Il presidente onorario del Wwf Fulco Pratesi ha definito Ghigi come "l'antesignano di ogni organizzazione della natura nel nostro paese". Si tratta perciò di un padre dell'ideologia ambientalistica italiana. Pochi sanno però che Alessandro Ghigi è stato anche un razzista caparbio, vicepresidente della Società Italiana di Genetica ed Eugenetica (SIGE), che ha partecipato ai congressi internazionali delle società eugenetiche, che ha scritto libri disprezzando ebrei, neri ed altre etnie, che ha firmato il Manifesto della Razza del fascismo nel 1938 con cui ebbe inizio la discriminazione degli ebrei in Italia. Basta scavare un po' dietro la facciata rispettabile di Ghigi per trovare notizie inquietanti, talvolta rimosse dalle biografie ufficiali. Nel suo libro "Problemi biologici della razza e del meticciato" (Zanichelli, Bologna, 1939), Ghigi descrive il tema delle degenerazioni causato dall'incrocio con razze nere che sarebbero "evolutivamente inferiori e geneticamente incompatibili". Nel 1959, dopo alcune esperienze di carattere locale, Ghigi diede vita alla Federazione Nazionale Pro Natura. Nella Carta di Forlì (1973-1981) Pro Natura precisa tutti i fondamenti di quello che negli anni che seguirono è stato il programma di tutte le associazioni ambientalistiche italiane. In pratica vi si sostiene che un aumento dei livelli di vita è da evitare perchè danneggia la natura.
Approfondimenti nel mio blog
Ambientalismo di Razza
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