martedì 22 aprile 2008

Nord e Sud


Nel dopo elezioni si sono succedute le dotte interpretazioni del voto, le analisi approfondite, i dibattiti e tua culpa tipici di queste occasione. Tutti pero' sono stati d'accordo su un punto: che il PD non ha saputo proprio parlare alla gente del nord. E la questione settentrionale e' divampata, arrivando su Repubblica ad auspicare addirittura un PD del nord, entita' separata non si sa bene come in relazione con l'assetto gia' federalista del nuovo partito. Una proposta simile, per ora fortunatamente accantonata, presupponeva il riconoscere, incentivare e baloccare il bisogno di autonomia delle regioni settentrionali, inseguendo le destre e la lega su questi temi, appiattendo il dibattito e dando unicamente corda alle spinte centrifughe da ogni lato. Come se non bastassero le strutture federali gia' previste dal PD per minimizzare l'impatto centralista nelle decisioni e nelle strutture regionali e locali, se non bastassero le primarie per scongiurare le cooptazioni Romane sulle candidature, come se delle strutture dirigenti decenti non abbiano mostrato gia' in passato e nelle scorse elezioni che in molte regioni del nord il PD c'e' e guadagna consenso.
Comunque sia, questo acceso dibattito sul nord sta, a mio modo di vedere, facendo perdere di vista quale sia il vero nodo territoriale e geografico irrisolto dell'Italia: l'irrisolta, anzi negli anni aggravata, questione meridionale che rappresenta la vera spaccatura nella nostra storia unitaria. Ed e' questa che ha generato negli ultimi due decenni una reazione di rigetto nel Nord, che si e' visto lentamente diventare una miniera di denaro da convogliare nel buco nero di molte amministrazioni del sud. Scriveva qualche giorno fa Marco Simoni:

Il problema dell'Italia e’ il Sud, non è il Nord. E’ il Sud ostaggio della criminalità, sono le tecniche di governo da signorotti feudali meridionali che sono state importate nella gestione delle università e dello Stato, è il Sud dove non si può aprire un negozio o un’impresa neanche ad averci i soldi, è il Sud dove vengono umiliate centinaia di migliaia di intelligenze, opportunità e possibilità ogni giorno, oppresse da una rete di potere che pare invincibile.
E’ il Sud il problema. Il Nord sta bene, ha i problemi qualsiasi di un mondo sviluppato, vota un po’ più a destra e da qualche parte a sinistra (quando ha una classe dirigente decente, come Piemonte, Liguria), ed ha sacche di alienazione post-industriale a cui la Lega dà un senso di appartenenza e comunità cavalcandone le paure, che sono paure tipiche della globalizzazione: l’immigrato, il cinese, il diverso. Paure che aumentano all’aumentare del reddito, ma che ovviamente riguardano anche gli operai che sentono una maggiore precarietà.
Se il Sud fosse un posto meno disperato, anche queste pressioni del Nord sarebbero meno forti. Ci sarebbero più soldi, ci sarebbe più civiltà. Basta con questa storia che il Nord è il problema, andate piuttosto a cercare un lavoro a Vibo Valentia.

Se da una parte e' sacrosanto riconoscere al nord il diritto di verificare e di pretendere che le risorse provenienti dalle loro regioni siano utilizzate in modo efficiente e mirato e per promuovere sviluppo, se e' necessario pretendere che i beneficiari di queste risorse siano davvero responsabili del loro uso e consapevoli della loro non illimitatezza, e' tuttavia essenziale non perdere di vista il problema vero. Che e' al Sud, con le sue amministrazioni clientelari, con una rete di potere alternativa e in contrapposizione a quella dello stato a tutti i livelli, che pare impossibile da abbattere e superare, con una gestione scellerata e irresponsabile delle risorse, delle persone, del territorio. Questa e' la questione irrisolta e intoccata dall'unita' d'Italia ad oggi, di cui nell'altra meta' della penisola in tempo di crisi globale si e' necessariamente cominciato a non poter sopportare e finanziare. E' tuttavia quella la questione che va analizzata, capita e risolta. Non fermandosi alle spinte centrifughe da essa provocate. E allora ben venga un federalismo fiscale capace di responsabilizzare gli amministratori del sud, pur senza ignorare il divario di sviluppo purtroppo ancora presente nelle diverse parti della penisola, per cercare di colmarlo a poco a poco. Ben venga un autonomia capace di focalizzare gli interventi su certi settori alle esigenze diverse del territorio, pur mantendo un contatto costante con ogni periferia e tutelando l'unita' indissolubile del paese. Ben venga un partito a struttura federale capace di individuare le migliori risorse sul territorio e valorizzarle, mettendo in campo amministrazioni decenti non perche' fatte di amici di amici ma perche' formate da persone capaci e non sottratte alle loro responsabilita'. Ben venga una autonomia solidale, ma inseguire la lega sui fucili beceri e sulla sacralita' del Po vuol dire ridursi a una strategia del disperato capace solo di inseguire in un terreno sconosciuto e profondamente ingiusto, egoista e miope.

1 commento:

BC. Bruno Carioli ha detto...

Condivido molto del tuo post.