lunedì 8 ottobre 2007

Democrazia quasi diretta


Si sono aperti oggi 30 mila seggi per il voto sui sei capitoli del protocollo sul Welfare risultato dalla concertazione tra governo e sindacati, e che il governo dovra' trasformare in leggi su pensioni, sussidi di disoccupazione, lavoro precario. Nelle scorse settimane le polemiche si sono moltiplicate per le resistenze della "sinistra radicale" nei confronti dell'accordo (peraltro firmato anche da loro), e hanno portato all'istituzione della consultazione diretta dei lavoratori.
Tuttavia, in questi tre giorni tutti i lavoratori, anche i flessibili, precari e disoccupati, saranno chiamati dai tre sindacati CGIL, CISL e UIL ad esprimere la loro opinione sul protocollo. Una vera votazione, con vere schede e vere urne, preceduta da un confronto preventivo nelle assemblee sui luoghi di lavoro. Una bella prova di democrazia quasi-diretta. Peccato pero' che la consultazione e' a posteriori, invece che a priori (anche se essendo il protocollo risultato di una contrattazione non poteva essere votato prima), e che non si capisce cosa possa succedere se vincono i no. Verra' davvero ritirato l'accordo? Se lo possono permettere i sindacati? Il governo no di sicuro. E purtroppo questa spada di Damocle e' tesa sulle teste di tutti quelli che si ritroveranno a votare l'ennesimo accordo "che meglio di cosi' non si poteva fare". Sul protocollo in se' mi ero gia' espresso con tutti i miei dubbi, cosi' come sull'ammorbidimento dello scalone pensionistico. Dubbi anche qua, ma per motivi opposti a quelli dell'ultra-sinistra. Non vorrei essere uno dei 30 milioni di Damocle chiamati a votare.

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